Gatti neri e Halloween: perché sono in pericolo?

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Foto di repertorio

Halloween è una ricorrenza che si festeggia tra il 31 ottobre e il 1° novembre e lega la sua iconografia a svariati animali: pipistrelli, ragni e gatti neri. Durante questa “festa” considerata non soltanto di folklore, vengono ancora celebrati riti satanici sacrificando animali e il felino dal manto scuro è il più frequente.

Da dove nasce la superstizione popolare sui gatti neri

Sin dai tempi antichi questi predatori sono al centro della superstizione popolare, a causa della loro abilità nel muoversi nel buio con sicurezza e la capacità di passare inosservati nell’oscurità. Caratteristiche naturali che permettono al gatto di cacciare i piccoli animali di cui si nutrono, ma che nei secoli ha alimentato leggende legate alla loro attività nelle tenebre.

Il nero del mantello rendeva difficile individuarli e capitava sovente di vederseli sbucare all’improvviso davanti. Un aspetto che nel passato, con le fioche lampade ad olio e le candele che si usavano per illuminare, era accentuato. Questa luce irregolare inoltre causava ombre deformate rispetto all’immagine che potevano quindi diventare inquietanti. Un loro improvviso attraversamento o gli occhi gialli penetranti potevano spaventare i cavalli che si imbizzarrivano causando incidenti di cui gli innocenti felini erano incolpati. Probabilmente è questo il motivo per cui è nata la superstizione sul gatto nero che attraversa la strada e porta sfortuna, nutrendo la convinzione che gli stessi animali fossero controllati dal demonio.

I gatti neri e la Chiesa del Medioevo

Le superstizioni di cui abbiamo parlato risalgono al Medioevo. In rete si trovano anche riferimenti ad una bolla papale emanata da Papa Gregorio IX, pontefice fondamentale nella storia europea (visse a cavallo tra XII e XIII secolo, scomunicò l’imperatore Federico II), che invitava allo sterminio dei gatti neri. In realtà quella bolla – “Vox Rama” – parlando degli irrazionali riti satanici inserisce anche la figura di un gatto ma pare, piuttosto, condannare le persone che si lanciavano in tali pratiche.
La bolla è comunque un documento che testimonia quanto nell’immaginario collettivo del Medioevo il felino fosse legato a superstizioni. Nel XVI secolo in seguito alla caccia alle streghe lanciata da Innocenzo VIII bastava nutrire i gatti selvatici (un po’ come fanno oggi le “gattare”) per essere accusati di stregoneria.

Il gatto, venerato nell’antichità

Fortunatamente non in tutte le epoche i gatti erano considerati sinonimo di malaugurio, anzi, alcuni popoli li consideravano sacri. Nll’antico Egitto dove la loro abilità ad uccidere topi, ratti e serpenti ne facevano un animale da venerare. Presenti nell’iconografia egiziana, i gatti venivano mummificati e chi ne uccideva uno era punito severamente. A Roma, forse anche in continuità con la civiltà egizia, i gatti erano considerati portafortuna. Ottaviano Augusto parlava della sua gatta a pelo lungo e dagli occhi gialli come “la più intima amica della mia vecchiaia”. Anche al giorno d’oggi, se in Italia e in altri Paesi sussiste la superstizione secondo la quale un gatto nero porta sfortuna, in altre nazioni (Scozia, Giappone, Inghilterra) è considerato di buon auspicio.

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