Cane con orecchie tagliate: padrone e veterinario a processo

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Foto di repertorio

Avvocato e veterinario a processo per aver tagliato le orecchie al cane.  Sono stati, infatti, rinviati a giudizio rispettivamente il padrone dell’animale, un legale di 36 anni, ed il medico veterinario finiti sotto inchiesta per aver mozzato le orecchie ad un American Staffordshire Terrier.

La Procura sembra, dunque, non aver creduto alla “ragione sanitaria” avanzata dai due per giustificare l’amputazione che invece, secondo gli inquirenti, avrebbe motivazioni estetiche. L’indagine è partita a seguito dei controlli, svolti a febbraio dello scorso anno, da parte dei medici dell’Ausl tra i concorrenti del “Golden Edition Show”, manifestazione che ha richiamato nelle colline di Reggio Emilia numerosi appassionati dei cani da presa. Qui i veterinari del sevizio pubblico, avevano individuato 16 cani, in prevalenza Pittbull e Amstaff, con le orecchie recise. Gli atti furono, dunque, trasmessi alle magistrature di competenza tra le quali, appunto, quella milanese.

Durante gli interrogatori, il veterinario aveva giustificato l’amputazione adducendo motivazioni sanitarie. In particolare, aveva detto di aver praticato una «conchectomia terapeutica» nel 2014, quando il cane era piccolo, poiché alla visita «si palesava una parte di cancrena sulla parete distale di entrambi i padiglioni auricolari» del quattro zampe allora cucciolo. Quest’ultimo, a detta del padrone, si era ferito qualche giorno prima dopo essersi «infilato in un roveto» e a nulla erano servite le medicazioni alle orecchie effettuate a casa. Una versione, questa, che non ha convinto i pm. Spesso, purtroppo, veterinari compiacenti cercano di giustificare quelle che sono amputazioni fatte per meri motivi estetici spacciandole per interventi necessari per ragioni sanitarie, prevalentemente legate a presunte infezioni, aggirando così la legge che vieta espressamente tali tipi di interventi.

La legge del 4 novembre 2010 n° 201, fa suo quanto sancito nella convenzione europea per la protezione degli animali domestici. Questa, all’articolo 10, vieta infatti espressamente gli interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia o finalizzati ad altri scopi non curativi, facendo particolare riferimento ai casi di taglio di coda ed orecchie. Il reato che si configura è quello di maltrattamento di animali disciplinato dall’articolo 544 ter del codice penale che punisce “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche” con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. Ora la palla passa dunque ai giudici.

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