Zoomafie, crimini in aumento ai danni degli animali

È quanto emerge dal rapporto 2018 presentato dalla Lav

Zoomafie, crimini in aumento ai danni degli animali cover
Foto di repertorio

Gli animali sempre più vittime delle organizzazioni criminali. I reati ai danni degli animali sono in aumento andando tristemente in controtendenza rispetto al totale dei crimini registrati in Italia lo scorso anno. È l’agghiacciante fotografia scattata dal “Rapporto zoomafia 2018”, studio giunto alla diciannovesima edizione promosso da Lav, che analizza lo sfruttamento criminale di animali avvenuto nel 2017. Tra i delitti contro i “quattro zampe” commessi più frequentemente nel nostro Paese, quelli di maltrattamento e uccisione di animali, reati venatori, abbandono e uccisione di animali altrui, traffico di cuccioli e organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate.

L’indagine, giunta quest’anno alla 19° edizione, si avvale dei dati forniti dalle Procure italiane. Quest’anno in particolare, sono stati elaborati i numeri forniti da 115 Procure Ordinarie e da 25 Procure presso i Tribunali per i Minorenni la cui somma corrisponde all’ 83% di tutte le Procure della Penisola.

“Il primo dato che emerge dal nuovo rapporto – spiega Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’osservatorio zoomafia della Lav – è la conferma della capacità penetrante della criminalità organizzata in settori diversi ma accumunati dal coinvolgimento di animali. Interessi che si intrecciano con le più tradizionali attività manipolatorie e pervasive come la corruzione, la connivenza con apparati pubblici infedeli, il perturbare gli appalti, il controllo delle attività illegali sul territorio. Segnali di questo tipo arrivano da diversi filoni, come il traffico di cuccioli, la gestione dei canili, il controllo dei pascoli. Un altro dato da rilevare è la sempre maggiore gestione organizzata delle condotte zoocriminali. Sempre più spesso, infatti, si riscontrano reati associativi, perpetrati da gruppi di individui legati o dal concorso o da vero vincolo associativo”.

Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2017, sia a carico di noti che di ignoti, per i reati a danno degli animali e per il campione dell’82% delle Procure Ordinarie, è di 8518 fascicoli (3869 a carico di noti e 4649 a carico di ignoti) con 5310 indagati. Esaminando i dati di un campione di 98 Procure su 140 che hanno risposto sia quest’anno che l’anno passato (un campione pari al 70% di tutte Procure Ordinarie), i procedimenti nel 2017, rispetto all’anno prcedente, sono aumentati del +3,74% (7100 fascicoli nel 2017 rispetto i 6844 del 2016) mentre gli indagati sono diminuiti del -1,08% (4487 indagati nel 2017 e 4536 nel 2016). “I crimini contro gli animali sono in aumento rispetto al totale dei reati commessi in Italia nel 2017 che, secondo gli ultimi dati ufficiali, hanno registrato una flessione del -10%: è chiara la controtendenza –spiega Troiano –. La diminuzione del numero degli indagati, invece, nonostante l’aumento del numero dei procedimenti a carico di soggetti noti, può indicare una flessione nella repressione dei reati contro gli animali perpetrati in modo organizzato o con il concorso di più persone”.

Proiettando i dati del campione dell’82% delle Procure Ordinarie su scala nazionale, tenendo presente le dovute variazioni e flessioni, è possibile stabilire che nel 2017 si sono aperti circa 26 fascicoli al giorno, uno ogni 55 minuti, per reati a danno di animali, e una persona è stata indagata ogni 90 minuti circa. Sempre proiettando la media dei dati pervenuti, si può stabilire che nel 2017 in Italia c’è stata un’incidenza pari a 15,38 procedimenti ogni 100.000 abitanti con un tasso di 9,60 indagati ogni 100.000 abitanti. “Come sempre ricordiamo che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa di essere esaustive, ma solo indicative – sottolinea la Lav -. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati.

Dall’analisi dei crimini contro gli animali consumati in Italia, si evince che il reato più contestato resta quello di maltrattamento di animali con 2657 procedimenti, pari al 31,19% del totale dei procedimenti (8518), e 1951 indagati. Rispetto al 2016 tali provvedimenti sono aumentanti del +3%. Seguono, uccisione di animali, (2633 procedimenti pari al 30,91%, e 572 indagati con un +1,72% rispetto al 2016); reati venatori (1464 procedimenti, pari al 17,18%, e 1323 indagati segnando un picco del +6,82% rispetto l’anno precedente); Abbandono e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura (1250 procedimenti, pari al 14,67%, e 1120 indagati con un +12,84% rispetto il 2016); uccisione di animali altrui (411 procedimenti, pari al 4,82%, e 161 indagati, dato in calo del 12,19% dall’anno precedente); traffico di cuccioli (58 procedimenti, pari allo 0,68%, e 99 indagati registrando un aumento del 10%); organizzazione di combattimenti tra animali e competizioni non autorizzate ( 25 procedimenti, pari allo 0,29%, e 67 indagati ovvero +4,54  rispetto al 2016); Infine, spettacoli e manifestazioni vietati (20 procedimenti, pari allo 0,23%, e 17 indagati che si traduce in una diminuzione del -31,82%).

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