Gatto con Fiv: perché non mangia e come affrontare la malattia

La FIV, o sindrome dell’immunodeficienza felina, è una malattia subdola che colpisce i gatti adulti e si presenta di solito senza sintomi particolari, rimanendo in genere sopita per anni. Si trasmette principalmente da gatto a gatto attraverso ferite da morso profondo, per questo è più facile che venga contratta dagli animali che vivono all’esterno e possono incontrare altri esemplari randagi con i quali nascono dispute territoriali.
I sintomi della Fiv nel gatto
Sebbene la malattia sia ad azione lenta, il sistema immunitario del gatto è gravemente indebolito e ciò lo rende più facilmente soggetto a gravi patologie. Come accorgersi se il gatto è affetto da Fiv? I sintomi sono piuttosto generici, ma è bene rivolgersi al veterinario se si presentano insieme: linfonodi ingranditi, febbre, anemia, pelo arruffato, diarrea. Ma è soprattutto lo scarso appetito e la perdita di peso che può fare scattare il campanello di allarme al proprietario di Micio.
Il gatto è inappetente
Perché il gatto con la Fiv non mangia? Il motivo principale riguarda il fatto che questa malattia colpisce la bocca. Malattie ai denti o gengiviti sono infatti spie indicative dell’immunodeficienza felina a cui si aggiunge la stomatite che provoca difficoltà nella masticazione: il gatto, specie con gli alimenti secchi, sente dolore quando mangia e quindi rifiuta il cibo. Le mucose della bocca appaiono in questo caso notevolmente infiammate e presentano sanguinamenti, erosioni, proliferazioni, ispessimenti. Le gengive si ritirano e i denti perdono stabilità poiché le radici in questo modo vengono scoperte. Siccome il sistema immunitario è indebolito, le abbondanti contaminazioni batteriche a livello della bocca non vengono contrastate e si forma placca, tartaro e piorrea. Altri sintomi conseguenti sono salivazione intensa, sanguinamento, alitosi.
Gatto con Fiv: cosa fare
Il veterinario potrà consigliare il metodo migliore, se necessario e possibile, per curare la salute di denti e gengive del gatto. L’estrazione di un dente malato o una corretta detartrasi potrebbero essere già un valido aiuto per far tornare il gatto a nutrirsi. Da parte sua il padrone deve evitare il cibo secco e preferire un umido di qualità, facendo attenzione all’apporto calorico, in modo tale da sopperire la carente quantità di cibo introdotto: un buon espediente è quello di ricorrere agli alimenti pensati per i gattini. L’ideale è il paté che può essere diluito con acqua e somministrato direttamente in bocca con una siringa senz’ago, se l’animale non si nutre autonomamente. È inoltre fondamentale controllare che il gatto beva abbastanza per contrastare la disidratazione. Si può infine integrare l’alimentazione con mangimi complementari che contengano piante in grado di stimolare la risposta immunitaria (come l’echinacea) e con supporti vitaminici per ridurre al minimo la perdita di peso.
I gatti infetti da Fiv che ricevono cure mediche di supporto e sono tenuti in un ambiente interno privo di stress possono vivere una vita relativamente confortevole per diversi anni, prima che la malattia raggiunga le sue fasi croniche. È sempre bene ricordare che la Fiv non può essere trasmessa da gatto a uomo.