Shunt porto sistemico congenito: una malformazione che non fa funzionare il fegato
Quando ha visto andare in coma la sua Sunny, ad Antonella è caduto il mondo addosso. L’aveva portata dal veterinario qualche tempo prima: aveva notato che, a differenza degli altri cani beagle, Sunny non era vivace e giocherellona. Pur essendo una bellissima cucciola di razza, era inappetente, apatica e sonnolenta. Per questo la padrona aveva chiesto consiglio al veterinario: la sua amica a quattro zampe aveva una gastroenterite continua che per il medico era originata da un virus e curata come tale, con l’uso di farmaci e fermenti lattici.
Il fegato di Sunny però non funzionava come avrebbe dovuto: i farmaci epatici così finivano direttamente nel sangue, finché la piccola beagle non è caduta in coma. È da questa situazione disperata, però, che Antonella ha scoperto di cosa soffriva il suo cane: attraverso un’ecografia i veterinari hanno notato una malformazione nota come shunt porto sistemico congenito.
Che cos’è lo shunt porto sistemico congenito?
Si tratta della formazione anomala in fase embrionale di uno o più vasi che collegano il circolo venoso della vena porta – proveniente dall’intestino – al circolo sistemico. In altre parole il fegato e il suo filtro epatico viene di fatto bypassato. Dato che il compito dell’organo è quello di eliminare i cataboliti ripulendo il sangue, ne deriva che tutto ciò che viene assorbito dall’intestino si riversa nel corpo. Le conseguenze sono proprio quelle che aveva notato Antonella nella sua Sunny: apatia, letargia, disorientamento, atassia, crescita rallentata, vomito, diarrea, convulsioni e coma.
Come curare lo shunt porto sistemico congenito?
L’unico modo in cui intervenire è chirurgico. Il vaso va ristretto ad imbuto praticando tre diverse legature che vadano restringendosi, come è stato fatto dai veterinari nel caso di Sunny. La chiusura deve essere parziale perché il flusso all’interno del fegato (che sarà ipofunzionante), una volta ristretto il vaso anomalo sarà già molto superiore. La chiusura totale del vaso può avvenire spontaneamente nel corso dei tre mesi successivi, oppure può essere necessario un secondo intervento.
Sunny è stata operata alla Clinica dell’Orologio di Sasso Marconi (BO) dal professor Edoardo Rolla col supporto del dottor Christian Silighini. Dopo cinque giorni di ricovero in clinica, Antonella ha potuto riportare a casa la cagnolina che è tornata allegra come gli altri cuccioli della sua razza. L’unica differenza è la tendenza a stancarsi più facilmente e a prediligere passeggiate brevi.
A distanza di tempo gli accorgimenti da seguire non sono molti: Sunny si nutre di un mangime specifico di tipo hepatic, assume un integratore con lattulosio (utile alla riduzione dell’assorbimento di ammoniaco). Più in generale, Antonella sta attenta a fornire un’alimentazione a basso livello proteico. Sono indicazioni studiate specificatamente per lei, è giusto ricordarlo: nel caso si abbia un cane che soffre di questa patologia sarà il veterinario a decidere alimentazione e cura farmacologica più adatta a lui.
Esistono comunque delle linee guida: ogni qualvolta un cane o un gatto presentano epatopatie (malattie del fegato), è bene mantenere un basso livello di proteina nella dose giornaliera di mangime, perché l’ammoniaca andrebbe subito ad accumularsi nel sangue con conseguenze gravi sulla salute dell’animale. Si possono aggiungere verdure lessate ad un buon mangime epatico, per integrare la fibra, aumentare l’assunzione di acqua e vitamine essenziali.