Linguaggio del cane, questo sconosciuto
Tanti hanno Fido come compagno di vita, pochi conoscono il suo modo di comunicare. Anche se non è fatto di parole, il linguaggio del cane è un vero e proprio registro comunicativo ed espressivo altrettanto efficace ed usato dal migliore amico dell’uomo per antonomasia per comunicare con i suoi simili, con il proprietario ed il mondo che lo circonda. Purtroppo, però, tale comunicazione non sempre va a buon fine: se è vero che empatia e complicità tra cane e padrone fungono spesso – fortunatamente – da efficace codifica del reciproco vocabolario comunicativo, troppe volte, tuttavia, queste non bastano. L’ “analfabetismo cinofilo”, unito alla mancanza di competenze rispetto alle caratteristiche ed alle esigenze etologiche del cane, sono i maggiori responsabili della fallita o erronea comunicazione e quando questo accade a rimetterci sono quasi sempre gli animali.
Una mancata corretta comprensione di quelle che sono le esigenze, le frustrazioni o le motivazioni alla base di un determinato comportamento del nostro amico a quattro zampe, genera spesso animali maleducati o stressati. Nella peggiore delle ipotesi, seppur inconsapevolmente, si finirà per scrivere di proprio pugno il copione di tragici epiloghi da cronaca nera che vedono come protagonista Fido.
Educare il cane in maniera consapevole, senza mortificare quelle che sono le sue esigenze e peculiarità, dovrebbe dunque essere la normalità nell’ottica di costruire quel saldo, equilibrato legame tra uomo e cane. Un binomio che non può prescindere dalle basi di cultura cinofila che è ancora – purtroppo- appannaggio di pochi rispetto al numero di quadrupedi.
Sarebbe davvero utile – questo è il pensiero di chi scrive – rendere obbligatorio il possesso di tali competenze attraverso la frequentazione di corsi tenuti da esperti del settore – come educatori cinofili, istruttori o comportamentisti – che possano alfabetizzare i proprietari di animali almeno rispetto alle competenze minime in ambito cinofilo. Un corso teorico e pratico per ottenere una sorta di patentino di buon proprietario di cani obbligatorio a prescindere dalla razza. Oltre a rendere più sereni tanto i bipedi quanto i quadrupedi, si ridurrebbe certamente il numero dei cani in canile (sempre più composti da animali rifiutati dalle loro famiglie) con una conseguente riduzione dei costi di mantenimento a carico della cittadinanza.
Accogliere un animale nella propria famiglia, che sia stato adottato o acquistato, è una scelta che deve essere fatta con consapevolezza e competenza. Non ci si può improvvisare padroni per non rischiare di diventare il peggior nemico del miglior amico dell’uomo. Perché, lo si può affermare senza paura di cadere nella retorica, non esistono cani cattivi ma padroni incapaci.
Consci dell’importanza di una cultura cinfofila, Robinson Pet Shop ha programmato un calendario di appuntamenti con educatori cinofili ed esperti del settore che mensilmente saranno a disposizione dei clienti nei diversi punti vendita. I prossimi sono in programma i primi due sabati di febbraio negli store di Forlì. Stay tuned!