Cosa metti nella sua ciotola?
L'intervista a Giacomo Biagi, professore di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna

Se è vero che siamo ciò che mangiamo occhio all’etichetta! Anche quella che riguarda i prodotti per i nostri animali. Saperla interpretare, tuttavia, non è sempre immediato dunque abbiamo chiesto qualche consiglio utile a Giacomo Biagi, professore in nutrizione e alimentazione animale presso il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Università di Bologna nonché responsabile del Servizio di Produzioni animali e Sicurezza alimentare (SPASA) oltre che autore di 103 pubblicazioni scientifiche pubblicate su riviste nazionali ed internazionali.
Alimento completo vs complementare: qual è la differenza e quali sono i rischi a lungo termine se si utilizza un alimento complementare?
L’alimento o mangime completo per definizione è quello che apporta tutti i nutrienti necessari a garantire salute e benessere di un animale, evitando la comparsa di sindromi carenziali. Viceversa, un mangime complementare manca di uno o più nutrienti essenziali e, se usato come unica fonte di nutrimento, può compromettere in tempi più o meno rapidi la salute di un animale. Questo non dovrebbe mai accadere, in particolar modo nei cuccioli e nei gattini, dove una dieta carente di nutrienti essenziali può causare danni irreparabili in tempi piuttosto brevi.
Entrando nel merito dei tenori analitici, talvolta a destare maggiori dubbi sono le ceneri gregge. Cosa si intende con questa denominazione?
Si intende la somma dei minerali. Si parla di ceneri perché l’analisi prevede che il mangime venga letteralmente bruciato così che solo i minerali rimangano.
C’è chi crede che la loro percentuale sia inversamente proporzionale alla qualità di un alimento. Talvolta, invece, cibi realizzati con ingredienti di prima qualità possono avere una percentuale non bassissima di ceneri. L’uso, ad esempio, di cartilagini ne comporta un aumento. Come ci si deve dunque orientare in tal senso?
Sarebbe sbagliato ritenere che a ceneri alte corrisponda necessariamente un mangime di qualità inferiore rispetto ad altri che presentano valori di ceneri più basse. In genere, le ceneri si alzano per l’uso di carni disidratate contenenti ossa. Non a caso i mangimi cosiddetti “grain-free”, che hanno di solito valori di proteine molto alti (e sono quindi prodotti con grandi quantità di carni disidratate e/o farina di pesce), presentano anche contenuti di ceneri gregge piuttosto elevati. Per fare un esempio opposto, si possono produrre mangimi contenenti soltanto proteine di origine vegetale (ne esistono, sono i cosiddetti mangimi “vegetal”) che hanno sempre ceneri piuttosto basse ma non per questo sono preferibili a quelli più tradizionali che contengono materie prime di origine animale. Quindi, in linea di massima, valori molto alti di ceneri gregge non sono auspicabili ma non dovrebbero mai rappresentare l’unico parametro di valutazione di un mangime.
In linea di massima quali sono, dunque, i parametri da valutare leggendo un’etichetta per capire se si tratta di un alimento di qualità o meno?
A questa domanda è in realtà impossibile rispondere in maniera davvero esaustiva. Personalmente apprezzo molto le aziende che indicano con chiarezza tutti gli ingredienti presenti e non si limitano a fare riferimento alla sola categoria di appartenenza. Per fare un esempio, se una crocchetta contiene riso, mais e frumento il produttore può decidere di indicare singolarmente queste tre materie prime oppure limitarsi a scrivere “cereali”. Un altro aspetto valutabile positivamente è l’eventuale presenza di alimenti particolari come, ad esempio, carne o pesce freschi e particolari estratti vegetali dai potenziali effetti benefici. Sono però solo alcuni aspetti e ve ne sono certamente molti altri che potrebbero essere presi in considerazione. Infine, naturalmente, ci sarà la risposta che ci darà il nostro animale