Quanto deve mangiare un gatto? Dosi e abitudini
Quanto deve mangiare un gatto? È l’interrogativo che spesso si pongono molti proprietari di mici quando ormai i chili di troppo hanno preso il sopravvento sui quattro zampe, zavorrando la loro proverbiale agilità felina ed esponendoli a rischi concreti anche molto gravi per la loro salute.
Oltre alla sedentarietà della vita in appartamento – o meglio, di una casa non a misura di gatto – gli abili cacciatori dalle lunghe vibrisse sono spesso vittime di un’alimentazione sproporzionata rispetto a quello che sarebbe il loro fabbisogno giornaliero.
Malattie legate al sovrappeso
Capire quanto alimentare il proprio compagno a quattro zampe diventa, dunque, indispensabile per non esporlo a rischi anche gravi causati dall’obesità. Tra le patologie correlate al sovrappeso, infatti, rientra il diabete così come malattie cardio-vascolari o metaboliche, ma anche disturbi alle articolazioni solo per fare qualche esempio. Mantenere il nostro gatto in peso forma o fargli riconquistare la perduta linea, è dunque il primo passo per tutelare la sua salute.
Quanto deve mangiare un gatto?
Una risposta univoca non esiste. La quantità della razione giornaliera dipende, infatti, non solo dal gatto – età, razza, condizione di salute, metabolismo, grado di sedentarietà eccetera – ma anche dalla tipologia di alimento con il quale gli viene riempita la ciotola. Una moltitudine di fattori, dunque, che devono essere ponderati ad hoc per non rischiare che di incappare in surplus alimentari o, al contrario, rischiare di non soddisfare i fabbisogni energetici creando così pericolose carenze alimentari.
La prima regola da adottare è certamente quella di attenersi alle indicazioni riportate sugli alimenti per gatti ma, talvolta, questa buona pratica può rivelarsi insufficiente. Così come spiegano Marco Biagi e Carla Giuditta Vecchiato, veterinari esperti in alimentazione animale in “Cibo e salute per cani e gatti”, la quantità giornaliera indicata nelle etichette di alimenti per animali “sono stimate e vanno interpretate come “traccia” da riadattare, assieme al medico veterinario, in base alle caratteristiche del singolo animale”.
Via libera a piccoli e frequenti pasti. La quantità giornaliera dell’alimento che abbiamo scelto per nutrire Micio, andrà suddiviso “per un numero di pasti che non dovrebbe essere mai inferiore ai tre per il gatto”, spiegano Biagi e Vecchiato. La motivazione è presto detta: Micio in natura caccia prede di piccole dimensioni e dunque è biologicamente programmato per fare frequenti pasti, esigui in termini di quantità di cibo, nell’arco della giornata. Proprio per questa sua abitudine di nutrirsi poco e spesso – salvo rare eccezioni di felini domestici estremamente voraci capaci di svuotare sistematicamente la ciotola, risucchiandone il contenuto come fossero piccoli aspiratore – è consigliabile lasciargli sempre a disposizione il cibo secco in modo che possa liberamente accedere alla ciotola e dilazionarne il contenuto.
Attenzione, infine, agli spuntini fuoripasto. Esattamente come accade per noi, anche per i nostri amici a quattro zampe gli snack sono nemici della linea poiché apportano una quota calorica extra che deve essere dunque considerata nell’apporto giornaliero totale.