La storia del cane Angelo diventa un cortometraggio
Ad interpretare il cagnolino barbaramente ucciso in Calabria, un altro cagnolino senza famiglia adottato poi dal regista
Lo abbiamo conosciuto attraverso le drammatiche immagini che i suoi aguzzini hanno girato mentre lo torturavano e lo uccidevano, come per immortalare per sempre l’efferatezza di cui sono stati capaci. Fotogrammi shock in cui va in onda la barbarie umana più cruda, la viltà e la ferocia di chi sfoga i propri istinti più biechi con un animale indifeso che, fino all’ultimo, ha continuato a scodinzolare ai suoi killer. È così che Angelo, dolcissimo randagio crudelmente seviziato e ucciso nel novembre del 2016 da un gruppo di ragazzi a Sangineto in Calabria, è entrato in qualche modo nella vita di ognuno di noi. Un quattro zampe dallo sguardo tenero conosciuto dagli abitanti suo paese dove da sempre viveva per strada. Discreto e socievole, scodinzolava a chiunque gli si avvicinasse proprio come ha fatto anche con i suoi boia.
Il mondo animalista gli aveva promesso che non sarebbe stato dimenticato e così è. Il docile cagnolino barbaramente ucciso lo scorso anno da un gruppo di 4 giovani, sarà protagonista di un cortometraggio firmato Newscapes Entertainment e Lega Nazionale per la Difesa del Cane (LNDC). Da randagio di strada a star della pellicola, il suo vissuto – interpretato da un altro trovatello – servirà per sensibilizzare le persone rispetto alla dura vita alla quale sono “condannati” i quattro zampe randagi soprattutto al sud del nostro Paese.
Anche se il tema trattato è tutt’altro che leggero, la narrazione delicata promette agli spettatori di farli piangere ma anche di strappare loro qualche sorriso. Il cortometraggio, infatti, non ripercorre solo la raccapricciante, inaccettabile fine di questo socievole Fido ma fa conoscere anche le persone – questo volte dal cuore buono – che Angelo ha incontrato lungo il suo cammino. Quest’ultimo è, a tutti gli effetti, simbolo del triste fenomeno del randagismo canino che quotidianamente si consuma nella nostra Penisola spesso nella totale assuefazione anche a livello istituzionale rispetto ad una condizione ormai accettata come normale da molte persone. Una storia emblematica attraverso la quale, dunque, dare voce alle migliaia di animali senza famiglia che quotidianamente devono fare i conti con la fame e la dura vita di strada. Quattro zampe spesso vittime dell’ignoranza umana più bieca, quella che si trasforma in truce violenza. Se, infatti, molti cittadini cercano di dare un loro contributo per migliorare la vita di questi sfortunati animali, sono purtroppo altrettanto numerose le persone che gli rimangono indifferenti e – in alcuni casi poi tristemente balzati alle cronache- sfogano su di loro una ferocia che deve essere fortemente condannati sia penalmente che socialmente.
In questo senso, nel caso specifico di Angelo, l’opinione pubblica composta non esclusivamente dal mondo animalista, ha fatto sentire fin da subito la sua voce con fiaccolate e proteste dal nord al sud della penisola e nel maggio di quest’anno è arrivata anche la prima pronuncia della Giustizia: gli aguzzini di Angelo hanno ricevuto, in primo grado di giudizio, una pena esemplare ma al tempo stesso irrisoria. Se, infatti, non è accettabile che, chi si è divertito a torturare e poi uccidere un affettuoso quattro zampe “colpevole” solo di fidarsi di tutti, se la sia cavata con appena 16 mesi (la condanna massima di 24 mesi è stata abbassata per effetto del rito abbreviato), pena sospesa poiché si tratta di soggetti incensurati, è al tempo stesso esemplare che il giudice abbia comminato il massimo previsto dalla legge condizionando la sospensione della pena allo svolgimento di lavori socialmente utili, cosa che di solito non avviene.
“Grazie a questo cortometraggio – ha affermato Piera Rosati, Presidente LNDC – la storia di Angelo farà il giro del mondo e sarà di monito per tutti. Il mio grazie più grande va anche a Lapo, un cane di canile seguito dalla Sezione LNDC di Altamura, che per qualche giorno ha fatto rivivere Angelo regalandoci tante emozioni”.
“Abbiamo voluto raccontare anche un pezzetto della vita di Angelo, non focalizzarci solo sulla sua morte, per poter essere in grado di lasciare anche dei messaggi positivi e di speranza a tutti coloro che decideranno di guardare il nostro film”, aggiunge il regista Andrea Dalfino. Ovviamente la fine tragica di Angelo è stata la molla che mi ha spinto a realizzare questo corto, perché non cada tutto nel dimenticatoio. E vorremmo anche che questa tragedia non sia avvenuta invano, da qui l’idea di devolvere tutti gli eventuali proventi a progetti in favore degli animali maltrattati.”
“Lega Nazionale per la Difesa del Cane – conclude Piera Rosati – continuerà a battersi per tutelare i più indifesi e per chiedere un inasprimento delle pene per chi commette reati a danno degli animali.”
Una storia terribile e amara che, tuttavia, ha già generato un piccolo miracolo. Durante le riprese del film, infatti, il regista si è innamorato del debuttante attore a quattro zampe tanto che ha deciso di adottarlo regalandogli, così, una famiglia. Una meravigliosa storia a lieto fine, che come fosse il più atteso e desiderato atto finale di una favola, lascia nel cuore di tutti noi un flebile senso di rivalsa riaccendendo, così, la speranza di un futuro migliore per i quattro zampe meno fortunati.